Lo Schiavo Sessuale: le catene e la Masturbazione di Roberta

Lo Schiavo Sessuale: le catene e la Masturbazione di Roberta

La mia relazione con Alan era finita all’incirca da un anno, ma seppur entrambe le nostre vite avevano assunto direzioni differenti non era trascorso un solo giorno in cui non mi fossi ritrovata a pensare a lui.

L’attrazione per Alan era puramente fisica, un qualcosa che univa i nostri corpi, ma non le nostre menti. Di lui non riuscivo a dimenticare il corpo perfetto e scolpito dalle ore trascorse in palestra, gli occhi azzurro ghiaccio e i capelli neri mossi portati  liberi sulle spalle.

Nella mia mente si era insinuata una strana idea di dominazione indolore, fantasie puramente erotiche in grado di assalirmi la notte privandomi della maggior parte delle ore di sonno. Dopo alcuni mesi mi ero lasciata trasportare dal fuoco della passione decidendo di riallacciare con lui i contatti.

Contrariamente alle mie aspettative Alan aveva abboccato all’amo come un pesce d’allevamento, forse complice dello stesso desiderio fomentato ancora verso la mia fisicità. Ottenere un appuntamento con lui si rivelò estremamente semplice, al solito nostro nido di sesso all’interno di un parcheggio deserto ad orario notturno.

Conoscevo ancora i suoi gusti sessuali, sin troppo soggetto al lasciarsi dominare a metà strada tra il dolore e il piacere. Prima di uscire di casa, vestita in pelle nera con un abito succinto e drasticamente scollato, avevo deciso di non servirmi del classico dolore, portando con me una catena acquistata in precedenza dalle maglie sottili e strette.

Scegliendo la sua auto, sui sedili posteriori, ci eravamo scambiati con foga un bacio colmo di passione, mentre le nostre lingue e la saliva reciproca aveva finalmente fatto ritorno ai sapori di “casa”.

Mi ero lasciata toccare i seni e leccare i capezzoli, per poi frenare le sue mani e costringerlo a rimanere per qualche secondo a debita distanza. Lo avrei riportato da me con il tempo, quanto meno sotto l’aspetto di incontri puramente erotici, ma per farlo non mi sarei dovuta concedere ad Alan totalmente.

Mi spinsi così verso di lui, spostandolo all’interno delle mie gambe, lasciando la sua schiena nuda a portata delle mie labbra. Con lentezza avevo percorso la risalita lungo la linea della colonna vertebrale, assaporando la sua pelle come una terra nuovamente da esplorare.

Successivamente avevo estratto la catena dalla mia borsa per attorcigliare i suo collo e immobilizzare i suoi polsi in mia direzione, slacciando la cerniera dei suoi jeans, senza la necessità di una sola spiegazione o contatto verbale.

La mia mano aveva dapprima raccolto entrambi i suoi testicoli rigonfi di piacere ed eccitazione, lasciando indurire il suo pene prima ancora di giungervi in sua direzione.

Quando mi decisi ad afferrarlo alla base con forza Alan si lasciò sfuggire un grugnito di piacere unito alla mia bocca e ai morsi sul suo collo, risalendo verso la sua cappella ad un ritmo inizialmente poco sostenuto.

Sotto il piacere del suo corpo sudato avevo lasciato che fosse Alan stesso a pregarmi di aumentare il ritmo della masturbazione, sussurrandogli alcuni indizi sulle future intenzioni di punizione sognate a lungo durante il periodo lontani.

L’eccitazione di Alan mi aveva spinto ad accelerare il ritmo in sincronia con i gonfiarsi dei suoi testicoli, lasciandolo libero poco prima del sopraggiungere dell’orgasmo, riversato interamente all’interno della mia mano. Al termine di tutto mi ero leccata le dita, sorridendogli, sancendo una promessa per un nuovo ritorno tra noi.