Soft Fetish con Nova: provando nuove forme di Eccitazione

Soft Fetish con Nova: provando nuove forme di Eccitazione

Nova era stata una di quelle avventure indimenticabili racchiuse nel bagaglio delle mie esperienze da scapolo quarantenne in carriera. Non ricordo d’averle mai chiesto l’origine di quel nome sul quello sguardo esotico, ma il suo profumo aleggiava all’interno del mio ufficio ogni qualvolta in cui le era stato permesso di entrare senza alcun permesso.

In un paio di mesi di stage sapevo avevo intuito che la sua perspicace bellezza e intelligenza gli avrebbero concesso di spalancare più di una porta a seguito di quella del mio studio.

Nova incarnava tutto quello che di più fisico mi aveva sempre attratto in una donna, ovvero una statura standard elevata dai tacchi a spillo, lunghi capelli perfettamente lisci e biondi, occhi verdi e un seno maggiorato discendendo verso la linea dei fianchi tondeggianti.

Avevo insegnato a Nova alcuni giochi erotici, forte di un’esperienza assunta nel corso del tempo durante le mie innumerevole avventure occasionali, riuscendo a stupirla ogni qualvolta anche senza la necessità di raggiungere un vero e proprio orgasmo.

Avevo convinto Nova ad avvicinarsi con me al mondo del Soft Fetish, attraverso uno stato di piacere alternativo che coinvolgeva le sue cosce e lo schiacciamento di diversi oggetti di modeste dimensioni. Dal punto di vista sessuale molte delle mie ex mi avevano sempre considerato al pari di un pervertito, ma in realtà l’eccitazione per me poteva assumere diverse sfaccettature senza cadere per questo nella volgarità.

Al termine dell’orario di ufficio avevamo atteso atteso il dileguarsi di tutti i dipendenti io e Nova ci eravamo ritrovati all’interno della sala mensa dove poter reperire alcuni diversi diverso materiale per le mie fantasie.

Nova si era spogliata con delicatezza e lentezza, improvvisando per me uno spogliarello sensuale, lasciando cadere ai suoi piedi gonna, slip, camicetta e reggiseno. Ero rimasto senza fiato come la prima volta in cui le mie mani avevano posseduto la sua carne in un sesso decisamente più classico.

Ma per raggiungere l’apice del piacere meno carnale nessuno di noi avrebbe dovuto raggiungere l’orgasmo fisico quella notte. Le mie mani non sfiorarono mai il suo corpo, mentre gli ordini impartiti dalla mia voce avevano assunto un tono autoritario ed eccitante sul volto di Nova.

Avevo raccolto qualche grappolo d’uva matura dal cesto direzionato all’immondizia la mattina seguente, terminando di utilizzare prodotti che sarebbero in ogni modo per marcire senza alcuna eccitazione privi della carne vogliosa di Nova.

Avevo posizionato i grappoli su un tavolo, afferrando la sua mano in direzione degli stessi. Nova aveva tenuto indosso soltanto i tacchi a spillo neri, vertiginosi come i suoi capezzoli segnati dal freddo. Nel momento esatto in cui aveva lasciato cadere dolcemente le sue cosce sul frutto il mio membro si era indurito, imprigionato e impossibilitato, attraverso una sensazione piacevole come l’attesa e la negazione.

Avevo rovesciato dell’acqua all’altezza del suo collo soltanto per assistere alla discesa fra i seni fino all’inguine, alla valle del suo ventre nuovamente in discesa verso il precipizio della sua vagina depilata. Era così arrivato il momento dei cachi maturi, lasciandola sollevare per il tempo di posizionare un paio in direzione dell’orifizio vaginale.

Il suo discendere si era mescolato al suono della sua voglia bagnata, mentre i suoi gemiti indicavano una voglia estrema di penetrazione che non sarebbe arrivata. Sempre più eccitato avevo raccolto la rimanenza di un dolce simile al budino questa volta nuovamente in direzione delle sue cosce sporche, eccitanti, odorose di cibo, di maturazione raggiunta e di estasi.

Nova aveva iniziato a compiere movimenti costanti, ondeggianti, attraverso un sali e scendi scandito dal ritmo del clitoride che potevo intravedere dalle sue labbra umide. Avrei posseduto ogni centimetro di quella grazia in un’occasione diversa, invece avevo deciso di proseguire servendomi infine di alcuni pomodori schiacciati dalla forza della sua vagina.

Le nostre menti erano esplose durante il corso di quella serata, imprigionate dalla sola resistenza delle corde mentali, senza cedere al tocco della carne, della penetrazione.