Io, Marta e la trans: una notte di fuoco e fiamme all’ombra del Vesuvio

Marta è una donna meravigliosa, non mi fa mancare nulla. O quasi. Dopo quindici anni di relazione, non sembra più focosa come un tempo. Ricordo i primi anni, i momenti di autentica passione vissuti insieme a dir poco coinvolgenti, dove il sesso era davvero inebriante. Come succhiava il cazzo, Marta. La mia Marta. Che gustosi pompini, sempre pronta a sbattersi il mio membro duro e turgido sul suo volto apparentemente angelico, ma che diventava diabolico non appena infilava la cappella in bocca.

Solitamente, iniziava a succhiare lentamente la cappella, arrivando, poi, a prendere tutti i miei 20 cm in bocca. E in quel momento, la velocità aumentava, il cazzo diventava di marmo, non di rado ero in palese difficoltà nel non capitolare anticipatamente. Anzi, talvolta non sono riuscito. Ma era lei a volerlo. Un po’ di cinismo giocoso e scherzoso. Un po’ voglia di dimostrare a sé stessa quanto fosse abile col cazzo in bocca. Un po’ voglia di assaporare lo sperma, di cui ne era assai ghiotta.

Marta, un vulcano a letto con la passione per la fellatio

Marta, napoletana, si poteva definire un autentico Vesuvio a letto, vulcanicamente vogliosa, pronta ad appagare le mie e le sue fantasie. Il dialogo tra noi non è mai venuto, neppure nelle inevitabile fasi in cui la coppia vive qualche momento di appannamento. E questa comunicazione efficace e snella riguarda anche il lato sessuale, dato che entrambi, onestamente, abbiamo sempre voglia di fare sesso.

Marta ha sempre amato i giochi di ruolo, comprava anche indumenti sexy a tema. Un giorno, tra il serio e il faceto, le dissi che trovavo tremendamente sexy la tonaca, mi eccitava tremendamente accostare il “sacro” al “profano”. E lei, arrapata dall’idea di eccitarmi, ordinò in un sexy-shop online un vestito da suora, con cui inscenò uno spogliarello mozzafiato a cui, poi, fece seguitò un’ora di sesso sfrenato, dove il “dirty-talking” la fece da padrone.

Più passava il tempo, maggiori diventano le fantasie. Marta ha sempre guardato con ammirazione alla bellezza femminile. Rimaneva a bocca aperta nel vedere il corpo di una donna, talvolta per una “sana” invidia nel constatare quanto fosse armonioso e sinuoso, ma poi, amaramente, concludeva la frase dicendo: “ah, certe donne se avessero il cazzo sarebbero perfette”. Ha sempre amato il cazzo, temo non solo il mio.

So per certo che si è scopata un collega di lavoro, ma ho sempre fatto finta di nulla. D’altro canto, anch’io ho passato momenti intimi con altre donne. E credo che anche Marta ne fosse consapevole. Non abbiamo mai deciso, in una sorta di tacito accordo, di appagare le nostre fantasie col tradimento consapevole, anche perché, probabilmente, avrebbe tolto pathos e adrenalina alle scappatelle, dove il brivido di essere scoperti, non di rado, la fa da padrone.

“Ah, se le donne avessero il cazzo sarebbero perfette”

Ma quella sua continua frase, “se le donne avessero il cazzo sarebbero perfette”, non mi lasciava più indifferente. Presi coraggio e le chiesi:”Marta, ma sei attratta dalle trans, per caso?”. In un primo momento restò stupita, poi, però, ammise che quella, con ogni probabilità, era la soluzione migliore per appagare la fantasia che si celava dietro quella frase ripetuta continuamente.

Non mi feci pregare due volte. Consultammo un sito di trans napoli e trovammo Camilla, estremamente femminile dal corpo peccaminoso, munita di un cazzo enorme. Marta era già bagnata, fremeva all’idea di contattarla immediatamente. Ma io, misi in chiaro una regola: avrei solo assistito all’incontro. Al massimo, mi sarei fatto succhiare il cazzo da Marta, per poi inondare la sua faccia del mio prezioso nettare.

Accettò. Passarono due giorni e ci recammo in un elegante appartamento del Vomero, dove Camilla ci aspettava per esaudire le nostre fantasie. Ci mise subito a nostro agio, chiacchierammo per una mezz’oretta che le fu utile per comprendere cosa volevamo. Io e Camilla, poi, decidemmo che era venuto il momento di abbassare i pantaloni e Marta, da grandissima bocchinara qual è sempre stata, pensò bene di succhiare immediatamente quei due bei cazzoni duri e turgidi, saltando ripetutamente da un membro all’altro.

Il trapano di Camilla e quei colpi di lussurioso piacere

Era eccitata come non mai, continuava a succhiare come se non ci fosse un domani. Ma Camilla, ormai all’apice dell’erezione, decise di estrarle il cazzo dalla bocca, si infilò un goldone e chiavò la sua figa calda e bagnata, fradicia. Marta godeva come una troia, mi chiese, ansimando, di metterle il mio cazzo in bocca mentre Camilla la scopava con vigore. Ma i colpi inferti dal cazzone di Camilla non le consentivano di poter gustare il mio cazzo come avrebbe voluto.

Quanto godeva. Ebbe almeno tre orgasmi in venti minuti, il trapano di Camilla non le dava scampo. Anch’io era arrapatissimo. Mi segavo il cazzo mentre se la scopava, ero davvero al limite: non avevo mai visto Marta godere così tanto. Anche Camilla era ormai al limite, era eccitata al massimo, non vedeva l’ora, anch’ella, di inondare di sborra il viso di mia moglie. Eravamo ormai pronti a capitolare.

Marta si inginocchiò dinanzi ai nostri cazzi, chiedendo, implorando, di volere sperma a fiumi. E fu accontentata con un finale sorprendente: sia io che Camilla sborrammo nello stesso momento, riempiendo la faccia di Marta con copiosi schizzi che arrivavano da destra a sinistra. Quanto si sentiva puttana. Pulì per bene i nostri cazzi e poi, esausta, andò a farsi una doccia. Era felice. Eravamo felici. E oggi lo siamo ancora di più. Viviamo il sesso liberamente e condividiamo le nostre esperienze sessuali: Camilla ha cementificato il nostro rapporto.