La Schiava Sodomizzata nel Bosco

La Schiava Sodomizzata nel Bosco

Conoscevo Noemi dai tempi delle scuole superiori, un’amicizia inseparabile seppur diventata insana ad un certo punto per me. Figlia di una coppia benestante la Noemi che avevo imparato a conoscere era diventata sempre più lussuriosa nel corso degli anni, mondana e alternativa, in prima fila per qualsiasi trasgressione, dalla mente aperta soprattutto in campo sessuale.

Fisicamente incarnava lo stereotipo della donna dei miei sogni, la stessa che sin dalla mia infanzia avevo immaginato di poter amare un giorno. Noemi non era strettamente lesbica, al contrario mio, ma decisamente bi-sessuale, aperta a locali scambisti, orge di gruppo, rapporti occasionali, senza mai fermarsi all’interno di una relazione fissa e seria.

Al termine del liceo la sua prosperosità fisica aveva raggiunto un certo apice, diventando l’oggetto del piacere persino per i docenti. Noemi non cercava in alcun modo di nascondere le dimensioni straripanti del suo seno, tanto meno la carnosità dei suoi glutei quotidianamente fasciati in jeans aderenti.

Per anni avevo soppresso il desiderio di poterla amare, di farla mia, finché non mi ero resa conto dell’impossibilità di un effettivo legame duraturo e serio con lei. Avevo persino accettato di seguirla all’interno di alcune feste a carattere erotico, baciandola sulle labbra in diverse occasioni, ma entrambe non ci eravamo mai spinte oltre.

Nel corso dell’ultimo anno di liceo però qualcosa era profondamente mutato in me, mentre il suo corpo continuava a passare da un letto ad un altro, da mani estranee, lingue e membri maschili in grado di farle raggiungere un orgasmo totale.

Sotto un suo stretto invito mi ero lasciata coinvolgere in un festino presso un privè per adulti dove Noemi mi aveva costretta a guardare il suo rapporto sessuale con due uomini in una stanza di albergo. Per tutto il tempo aveva avuto un’espressione sul viso di compiacimento nel vedermi completamente spaesata e mortificata dal suo corpo nudo oggetto delle attenzioni maschili.

Senza riuscire ad andarmene da quella stanza ero rimasta ad udire i gemiti di piacere di quella penetrazione avvenuta in coppia, mentre un uomo dalla corporatura massiccia le penetrava ripetutamente l’orifizio vaginale e i suoi seni sobbalzavano dal basso verso l’alto intrinsechi di sudore.

Il secondo uomo si era unito alla partecipazione dopo essersi lasciato fare una lunga pratica orale, decidendo di penetrarla nell’ano.

Così avevo atteso il momento giusto per potermi vendicare di quell’umiliazione ricevuta da lei, prima che l’arrivo dell’autunno ci dividesse da una realtà scolastica seguita in comune. L’occasione era arrivata un mese dopo in occasione della festa di ferragosto organizzata da un gruppo di compagni in una baita in montagna.

In ogni festa la cosa che sembrava girare maggiormente, oltre al sesso, erano i fiumi di alcool. Noemi lo aveva sempre retto poco, specialmente in quell’occasione. La convinsi io stessa a bere una serie di cocktail al fine di poterla rendere certamente più malleabile ai miei ordini.

L’avevo così convinta a seguirmi all’interno del bosco, al sicuro da occhi indiscreti. Avevo portato con me uno zaino e delle corde delle quali mi ero servita per legarla. In un primo momento Noemi non aveva opposto resistenza, non si era nemmeno resa conto di essere stata legata e spogliata da me.

Mi ero ritrovata inerme a fissare le sue forme e il suo inguine depilato. Al fine di poterla rendere partecipe della situazione avevo aiutato i suoi sensi a riprendersi grazie a dell’acqua. I suoi occhi mi fissavano nonostante la sbronza, come se non desiderassero altro che essere posseduti dal mio volere.

Oltre alle corde avevo portato anche una cintura fallica, l’acquisto più sensuale che avessi mai fatto online nell’intero corso della mia vita, insieme a del lubrificante.

Non era riuscita a pronunciare una sola parola, nonostante avessi messo in previsione urla e singhiozzi tipicamente femminili. Noemi sembrava in fondo avermi sempre desiderata e attesa per ultima all’interno delle sue cosce.

Avevo allungato una mano colma di lubrificante con veemenza in direzione del suo clitoride. Nessuno meglio di una donna avrebbe saputo armeggiarlo con tanta grazia e forza allo stesso tempo, nessuno come me, con il mio stesso amore e desiderio di vendetta nei suoi confronti.

Le mie dita si erano mosse con maestria per alcuni minuti mentre Noemi aveva tenuto un respiro affannoso, gli occhi socchiusi, ma nessuna lamentela. Mi ero interrotta solamente per fissare la cintura attorno alla mia vita per poi avvicinare la bocca in direzione del suo capezzolo destro.

Lo avevo morso al punto che qualsiasi altra ragazza avrebbe ceduto alle urla, ma non Noemi. Proprio come una schiava che attendeva di essere puntina mi aveva lanciato un chiaro segnale, divaricano le gambe.

Avevo sollevato la testa in direzione della sua, per assaporare le sue labbra, così carnose e sensuali al tempo stesso, mentre i la roccia chioma dei suoi capelli color miele si avvicinava in direzione delle sue spalle. Profumava di fragole selvatiche, un’essenza che soltanto lei riusciva a reperire online, ma che adoravo.

Cedere a tutto il romanticismo dei miei sogni sarebbe stato sin troppo semplice, ma si trattava di una punizione e in quanto tale avevo deciso di recuperare velocemente l’arroganza e la violenza necessaria.

Senza lubrificare i pene sorretto dalla cintura la penetrai con un’unica penetrazione. Noemi aveva emesso un gemito, un misto di dolore e eccitazione che mi spinse a possederla come avrebbe fatto un uomo dalle movenze grezze.

Avevo avvertito in me un’eccitazione profonda, mentre era quasi certa che Noemi avesse raggiunto almeno tre orgasmi dall’inizio della mia penetrazione. Ad un certo punto, stanca e sudata, mi ero ritrovata costretta a fermarmi per lasciar scivolare la mia mano destra all’interno dei miei jeans in direzione dei miei slip.

Un lago di piacere si era riversato sul cotono delle mie mutandine e spostandole leggermente avevo dovuto porre termine alla tentazione cedendo al desiderio di masturbarmi.

Gli occhi di Noemi erano rimasti fissi su di me, con la voglia di chi non ne avrebbe mai avuto abbastanza. Decisi di slegarla e di andarmene, lasciandola li, sola, in mezzo ad un bosco che avrebbe ricordato per il resto della sua vita.