Stop-and-go: Ritardando l’Orgasmo a piacimento di Adelaide

Stop-and-go: Ritardando l’Orgasmo a piacimento di Adelaide

Avevo conosciuto Adele tramite alcuni colleghi di lavoro durante un weekend trascorso in un locale all’insegna delle bevute. Inizialmente di lei mi avevano attratto gli occhi grigi e i lunghi capelli scuri, mentre soltanto successivamente mi ero fermato sulle dimensioni ridotte del suo seno che preferivo, contrariamente alla maggior parte degli uomini.

Ero sempre stato attratto dalle donne in grado di mostrare sin da subito una certa autonomia e forza, una sfrontatezza senza eccedere per forza di cose nel volgare, una sensualità innata e una grazia nei movimenti senza conformarsi mai al resto della femminilità più comune all’interno di un locale affollato.

Adelaide aveva ricalcato alla perfezione questa mia ricerca, nel bel mezzo di una pista dove si era lasciata trascinare dalle note della musica, sola, in perfetta sintonia con il proprio corpo e nessun bisogno di attrarre di fronte a sé una folla di corteggiatori.

Pur essendo attratto dalle donne di carattere forte come Adelaide avevo lasciato che fosse lei a raggiungermi in direzione del bancone del bar, attratta da un gioco di occhiate e sguardi senza il bisogno di alcun gesto plateale. In realtà avevo sempre mostrato un lato oscuro, predatore all’occorrenza e preda quando necessario.

Adelaide mi aveva raggiunto come un’ape attratta dal miele e dal mio fisico statuario. Avvolta in quel tubino nero, semitrasparente in direzione della vita, mi aveva mostrato tutta la sensualità della sua camminata, lasciandosi offrire una bevuta per chiedermi successivamente di fumare una sigaretta all’esterno del locale.

In breve tempo era stata lei ad assumere il controllo della situazione convincendomi a riaccompagnarla a casa, in direzione del centro cittadino di Verona, all’interno di un appartamento al quarto piano nel quale mi aveva invitato ad entrare per rendere indimenticabile il nostro primo ed unico incontro.

Adelaide si era tolta i tacchi a spillo mutando atteggiamento, assumendo il ruolo della donna alfa sotto l’ordine di dirigermi in camera da letto. Seduto sul letto avevo atteso il suo ritorno dal bagno, ammirandola all’interno di una tutina in latex aderente di colore rosso, con una frusta di pelle nera fra le mani e un collare con guinzaglio.

Doveva possedere una vera e propria armeria erotica del piacere, ma l’idea di sottomettermi al suo volere mi aveva portato ad un’eccitazione quasi del tutto immediata. Adelaide si era mossa verso di me, come avrebbe fatto una padrona dominatrice di tutto rispetto, posando il suo piede nudo sul mio ginocchio ordinandomi di leccarlo.

L’intonazione della sua voce mi spinse ad accettare la sua richiesta senza alcun segno di rivolta, assaporando la pelle nel mezzo delle sue dita al profumo di arancia e miele. Mi ero ritrovato con il collare fissato e regolato al mio collo senza nemmeno rendermene conto, ancora prima di essere sbattuto con violenza con la schiena sulle lenzuola scure, lasciandomi scivolare via di dosso scarpe, jenas e camicia.

Avevo provato a sussurrarle qualcosa solamente una volta, bloccato tempestivamente dallo scoccare della frusta verso il mio fianco destro. Un mix di dolore ed eccitazione aveva pervaso il mio corpo, convincendomi ad assecondare ogni suo desiderio recondito.

Dopo qualche frustata di avvertimento Adelaide si era sollevata su di me, finendo per aprire la zip del completo in latex in direzione della vagina, portandosi al di sopra della mia bocca. Da quella posizione ero riuscito ad avvertire il suo stato già umido di eccitazione, unito allo stesso profumo di arancia e miele.

La mia lingua si era mossa dapprima in direzione del suo clitoride, accennando qualche debole morso, nel mentre in cui il guinzaglio stringeva il mio collo ad intermittenza, facendomi capire quando rallentare e quando aumentare la stuzzicante masturbazione orale.

Avevo evitato di penetrarla in direzione dell’orifizio vaginale, assecondando il suo desiderio di non provocarle direttamente un orgasmo totale. Il mio cazzo si era gonfiato insieme alla cappella, mentre anche i miei testicoli pompavano al loro interno un desiderio difficile da contenere.

La stessa Adelaide aveva deciso in completa supremazia di arretrare per appoggiarsi in direzione del mio membro, lasciandosi penetrare con delicatezza, continuando a stringere il mio collare e ad afferrare la frusta ad ogni mio ansimare.

I suoi movimenti dapprima lenti e poi frenetici mi avevano spinto sull’orlo dell’orgasmo in breve tempo, ma prima che potessimo entrambi raggiungere il piacere Adelaide aveva deciso di fermarsi per punirmi severamente.

Un tiro al collare e una frustata per farmi retrocedere, ordinandomi di reprimere l’istinto finale dello sgorgare del mio sperma, uno schema che aveva ripetuto sino al punto di rottura in me, stordito dal piacere e dall’ondata successiva di dolore ad intermittenza.

Potevo confermare con assoluta certezza di averla sentita raggiungere almeno tre diversi orgasmi senza emettere un solo gemito e senza fermarsi, prima di essermi ritrovato a supplicare di poter esplodere.

Sotto l’insistenza delle mie suppliche Adelaide aveva deciso di estrarsi da me per lasciarmi arrivare all’interno della sua bocca inondata dalla spinta dei miei testicoli.