Il Richiamo della Carne Proibito: Sesso Anale in Acqua

Il Richiamo della Carne Proibito: Sesso Anale in Acqua

La mia storia con Mattia era nata da poco, quasi per caso, in seguito ad una serata di festa e ad alcune amicizie in comune. Mi ero ripromessa d’aver atteso le giuste tempistiche questa volta, nonostante i miei vent’anni e qualche desiderio ancora da potermi concedere.

Erano trascorsi solamente una decina di giorni da quando avevo accettato di uscire con Mattia facendo coppia fissa, ma per quanto lui non avesse commesso alcun passo falso con me era accaduto l’inevitabile durante uno dei party estivi ai quali ero solita recarmi.

Avevo già conosciuto il barista del locale, un uomo decisamente maturo rispetto alla mia età, di almeno trent’anni più grande ma da quel non so che in grado di mostrare prestanza fisica e una certa esperienza in campo sessuale.

Con Toni ci eravamo scambiati pochi parole, mentre in precedenza avevo sottovalutato un suo esplicito invito a bere qualcosa, finendo in seguito per conoscere il mio attuale compagno.

Dopo quei dieci giorni non avevo avvertito la necessità di un’attrazione sessuale tra me e Mattia, nessun istinto animalesco frutto del proprio istinto per il quale compiere il passo successivo. Stranamente invece si era innescato qualcosa in me durante una breve chiacchierata con Toni nel bel mezzo del party affollato.

Improvvisamente mi ero ritrovata a fissare il cavallo dei suoi jeans, immaginando una certa prestanza al suo interno, mentre il resto del suo corpo aveva inspirato in me voglie del tutto incontrollabili.

Il mio sangue sembrava pulsare all’impazzata e avevo sfruttato tutto il mio potenziale fisico in quell’occasione per apparire ai suoi occhi. Non avevo nemmeno dovuto fare troppa fatica per strappargli il numero di telefono, in tempo prima che Mattia tornasse da me con un cocktail tra le mani.

Il turno di Toni sarebbe terminato da li a poco e con abilità avevo deciso di inviargli un messaggio chiedendogli di incontrarci al termine degli scogli, a diversi metri di distanza in faccia al locale dove ci trovavamo.

Con una scusa qualsiasi mi ero dileguata dalla festa, avevo salutato Mattia e finto di dirigermi all’esterno per fare ritorno a casa, cambiando direzione alla spiaggia successiva.

Contrariamente a tutto ciò che avevo ritenuto giusto il desiderio di possedere la carne di Toni e di poter sentire la pressione delle sue mani addosso mi aveva decisamente sopraffatto.

Al mio arrivo lo avevo trovato sull’ultimo scoglio nel bel mezzo del mare calmo, mentre le luci in lontananza del locale iniziavano mano a mano a spegnersi. Toni indossava una semplice maglietta nera e un paio di jeans, ma la sua abbronzatura e le sue labbra carnose, unite ai capelli brizzolati e ancora folti, lo avevano fatto apparire ai miei occhi irresistibile.

Addosso potavo ancora un vestito particolarmente corto, per metà trasparente in vita, dalla scollatura generosa sulla quale i suoi occhi si erano soffermati per un istante, cercando successivamente di mantenere lo sguardo sui miei occhi.

Lo avevo lasciato parlare del più e del meno ma soltanto per pochi minuti prima di compiere un primo passo deciso e sensuale. Avevo abbandonato le mie scarpe e lasciato cadere il mio vestito a terra protraendo una mano all’indietro per tirare verso il basso la zip della cerniera.

Indossavo un paio di slip neri e un reggiseno a fascia dello stesso colore oltre agli occhi di Toni fissi sul mio corpo. In quegli attimi proibiti non desideravo altro che vedere il suo corpo spoglio, nudo di tutto ciò che mi impediva di vedere più pelle di lui possibile.

Era dannatamente caldo e per ciò gli proposi di scendere in acqua oltre gli scogli, dove avremmo certamente potuto trovare il giusto riparo per noi. Toni non fece alcuna domanda su di me, sulle mie intenzioni, oppure sulla mia relazione con Mattia.

Quella notte avevo sentito il richiamo irrefrenabile della pelle e avrei esaudito qualsiasi suo desiderio oltre ai miei. Tolta la maglietta avevo iniziato a mordermi le labbra come ero solita fare nei momenti di eccitazione.

I suoi pettorali accennati e quel colore simile a bronzo mi avevano eccitata maggiormente rispetto a quanto in precedenza avevano fatto i corpi dei ragazzi della mia età. Sfilati via anche i jeans Toni era rimasto in slip scuri e le dimensioni del suo membro in piena erezione non avevano potuto fare altro che confermare le mie presupposizioni.

Aveva della mercanzia al di sotto quel tessuto di cotone, ma come in fase di esitazione avevo preferito attendere il suo avvicinamento, il lento mescolarsi del suo profumo e le sue labbra sul mio collo prima di poterlo finalmente baciare.

Un baci denso e carico di foga, di chi si era cercato nella carne a lungo e di chi avrebbe potuto non rivedersi più in seguito. Avevo sfilato via i suoi slip e le sue mani grandi avevano fatto lo stesso con me prima di slacciare anche il nodo del mio reggiseno.

Avevo tenuto quel vigore fra la mano destra, lasciandolo baciare i miei seni, entrambi incuranti di poter essere visti da pescatori in lontananza o da altre coppie in cerca di quiete. Successivamente avevo lasciato che le sue dita stuzzicassero il clitoride, entrando e fuoriuscendo dalla mia vagina, per poi risalire con delicatezza al mio ano.

Mi ero inginocchiata per lasciar entrare uno dei suo testicoli all’interno della mia bocca calda e sentire fremere in lui il desiderio del possesso. Ad un certo punto avevo deciso di prenderlo per mano, non prima di essermi dimenata in un pompino fugace, accentuando le sue voglie senza giungere a nessuna conclusione.

Insieme eravamo entrati in acqua, accaldati e rinfrescati al tempo stesso dalle temperature. Finalmente al riparo lo avevo spinto con la schiena alla muraglia di uno scoglio e avevo ripreso a baciarlo con passione mai emersa in me prima di quel momento.

Senza inutili giri di parole e frasi che avremmo entrambi dimenticato il giorno seguente, facendo ritorno alle nostre reciproche vite, avevo lasciato che le sue mani sollevassero le mie natiche al di sotto dell’acqua, bloccando le mie ginocchia ai suoi fianchi.

Sapevo perfettamente dove stava cercando di arrivare la sua cappella, dapprima sfiorante la mia vagina bagnata non soltanto dall’acqua, per poi premere in direzione delle mie natiche.

Avevo già sperimentato il sesso anale ed era stata proprio la mia mano ad assumere il controllo sul suo cazzo eretto per agevolare la strada della penetrazione. I suoi movimenti iniziali si erano protratti in delicatezza, mentre il suo inguine mi aveva offerto una superficie contro la quale poter strusciare il mio clitoride.

Nel pieno della penetrazione io stessa avevo assunto movimenti più decisi, senza mai perdere il sapore della sua bocca sulla mia. Non avevo mai provato una sensazione di appagamento e godimento sfrenato migliore in tutta la mia vita sessuale attiva.

Per entrambi di noi l’orgasmo sopraggiunse in simbiosi, come un unico corpo e un’unica carne che aspettavano soltanto di potersi unire. Ricordo d’aver pensato di essere in grado di trascorrere giorni interi, se mesi e anni, unita ad un uomo come Toni.