Il campeggio e l’amico del mio ragazzo: pratiche pissing

Il campeggio e l’amico del mio ragazzo: pratiche pissing

Ero cresciuta sotto una severa educazione religiosa nel rispetto delle istituzioni del matrimonio e della lealtà verso il prossimo. Avevo vissuto all’interno di un piccolo paesino fuori dalle mura principali della capitale romana prima di trasferirmi per intraprendere un percorso universitario nella grande metropoli italiana.

Con il tempo avevo imparato a lasciar andare gran parte delle imposizioni e delle etichette in favore di un’apertura mentale che avevo sempre creduto necessaria al mondo. Tuttavia avevo continuato ad essere in parte la vecchia Eleonora rispettosa del prossimo, soprattutto per quanto riguardava la sfera interpersonale e privata.

Mi ero fidanzata con Pier Francesco da circa un anno e mezzo, ma la persona solare che avevo conosciuto all’inizio si era mano a mano spenta, assorbita dalla monotonia di una relazione per la quale aveva deciso di modificare il proprio carattere senza riuscirci del tutto.

Erano lontani quei momenti dove il sesso mi era sembrato funzionare alla grande dall’alto dei miei innumerevoli orgasmi raggiunti. Il tutto si era ridotto drasticamente, nel corso del tempo, ad un’accoppiamento più meccanico e maldestro, caratterizzato da una sempre maggiore fatica nel raggiungimento del piacere da entrambe le parti.

Una situazione per la quale tutti e due ci eravamo macchiati di complicità vile, temendo la rottura e il ritrovarsi temporaneamente soli. A mia discolpa potevo ammettere di soffrire di un complesso tipico da crocerossina, anteponendo il benessere psichico di Pier Francesco al mio.

Se sul piano fisico l’attrazione era andata scemando, complice una scarsa propensione da parte del mio ragazzo nel tenere alla proprio aspetto, si era inevitabilmente aggiunta anche una componente di natura strettamente caratteriale che aveva incrementato la nostra divisione.

Tra le differenze più evidenti tra me e Pier Francesco la chiusura della propria mente, mentre la mia aveva subito un’apertura nella sfera privata più intima correlata ad alcune fantasie sessuali che non avrei mai potuto rivelare al mio compagno.

Non avrei mai pensato di tradirlo, non volutamente almeno, ma giunti ad un certo punto della relazione il tutto risultò quasi inevitabile. Pier Francesco aveva insistito nell’organizzare un weekend in campeggio per sfuggire al caldo del mese di agosto in città, contrariamente al mio parere in merito.

Avevo accettato quell’assurdo fine settimana in campeggio soltanto dopo essere entrata a conoscenza della presenza di Sandro, il migliore amico di Pier Francesco, un single convinto e fissato con l’abbigliamento e la palestra.

Nessuna ragazza, a primo impatto, poteva resistere al fascino di Sandro e a quello esercitato dai suoi muscoli, ma ad affascinarmi di lui erano senza ombra di dubbio i tatuaggi e i capelli lunghissimi raccolti in una coda bassa ordinata, unita al profumo del quale odorava sempre, a differenza del mio ragazzo.

Ero quasi convinta che anche Sandro non fosse del tutto inerme al mio fascino acqua e sapone poiché aveva scosso gli animi di diversi altri uomini, grazie anche alla taglia abbondante del mio seno.

Sapevo perfettamente che con qualche birra di troppo Pier Francesco sarebbe caduto in un sonno profondo e avevo appositamente esagerato a cena quella prima sera al campeggio. Mi ero ritrovata in sola compagnia di Sandro dopo aver finto di non poter rimanere all’interno della tenda per via del caldo.

Era stata una pessima idea quella di Pier Francesco avevo osannato accennare a Sandro prima di accendere una sigaretta in direzione delle braci ancora vive. Indossavo una canottiera bianca e un paio di calzoncini estremamente corti che lui stesso fingeva di non guardare.

Dopo qualche chiacchiera e altre due birre ghiacciate gli occhi di Sandro si erano fissati in direzione della scollatura della mia canottiera. La vecchia me non lo avrebbe mai fatto ma colta da un’innata eccitazione avevo deciso di afferrare la sua mano per trascinarlo all’interno del bosco.

Mii serviva qualcuno di guardia per essere certa di potermi piegare sulle ginocchia e abbandonarmi ai bisogni primari. Sandro mi aveva sarcasticamente sorriso prima di afferrarmi a sé. Un caldissimo bacio appassionato si era rivelato intrinseco di desiderio riaffiorato in me e voglie.

Ma le mie intenzioni mi avevano spinta a provare per la prima volta una delle fantasie ricorrenti che avevo spesso cercato di scacciare dalla mente durante il sesso con Pier Francesco. Senza mezzi termini avevo quindi fissato Sandro per poi domandargli qualcosa a riguardo del pissing.

Con mia grande estasi Sandro mi aveva elencato una lunga lista di posizioni strane, rischi e tradimenti, ma all’interno del suo repertorio il pissing e ciò che avevo in testa rappresentava per lui una vera novità. Ci eravamo baciati ancora in seguito alla mia proposta, Sandro mi aveva sfilato via la maglietta ed io avevo fatto lo stesso con i suoi jeans, dritta al sodo per tastare con mano la merce eretta e solida.

La cosa che mi aveva eccitato di più era stato il profumo coinvolgente della sua pelle, ed in breve tempo mi ero ritrovata la sua bocca addosso nel mezzo del seno, il punto dove ero sempre stata maggiormente sensibile alle provocazioni.

Dovevamo fare in fretta in quanto Pier Francesco poteva essere svegliato da qualsiasi rumore accidentale, ma l’eccitazione della scoperta aveva acceso in noi una foga inaudita. Determinati a proseguire avevo lasciato che le mie labbra si avvicinassero per assaporare il sapore del suo inguine.

Il corpo di Sandro era perfettamente depilato, come ogni buon fanatico della palestra, ammorbidito dagli effetti delle creme idratanti applicate nel corso del tempo. Avevo permesso alle sue dita di arrivare agli slip che indossavo, di giocare con la punta dei polpastrelli sulla delicatezza di un clitoride umido nel mentre che avevo deciso di trattenere il resto dei miei bisogni.

Gli avevo morso le labbra quasi fino ad assaporare il suo sangue, quasi impossibilitata a frenarmi ma convinta dalla spinta decisa della sua penetrazione. Avevo atteso a lungo per sentirmi di nuovo viva, di nuovo donna, di nuovo porca e di nuovo accaldata come in quel momento con Sandro.

Le sue mani mi avevano afferrato i seni e con me al di sopra del suo corpo mi ero ritrovata in grado di dirigere il mio piacere nel migliore dei modi, ma avevo lasciato che l’idea del comando si instaurasse nella mente di Sandro che era risultato perfettamente in grado di provocare in me l’esplosione di tre orgasmi ravvicinati.

Il tempo a nostra disposizione si era protratto più del necessario, mentre il sudore dei nostri corpi era finito per mescolarsi assieme come un tutt’uno, un misto di odori e sapori di labbra e lingue che si cercavano e si bramavano.

Avevo sentito gonfiarsi i testicoli di Sandro ad un certo momento, una strana sensazione da descrivere a parole, ma mi ero ritratta in tempo per imporre la mia fantasia erotica come un’imposizione sessuale.

Sandro aveva seguito le mie indicazioni sussurrate fra i gemiti alla lettera, terminando il suo piacere con l’aiuto della sua mano mancina, nel mentre in cui mi reggevo piegata sulle ginocchia liberando l’istinto di urinare al di sopra del suo pene.

Prima di far ritorno alle nostre tende avevamo deciso di ripulirci al più vicino dei ruscelli dove, per la prima volta, avevo osservato il mio riflesso nello specchio d’acqua illuminato dalla luce lunare apprezzando il campeggio.