Lavoravo come escort di lusso da un paio d’anni, generalmente per clienti importanti con un certa disponibilità di denaro e un’ottima parcella per le diverse prestazioni richieste, ma la predisposizione per il sadomaso era sempre risultata parte di me sin dai tempi dell’adolescenza.
Ad un certo punto avevo imparato ad unire il lavoro al piacere, riuscendo ad immedesimarmi ogni volta nei panni di qualcun’altro senza il bisogno di dovermi nascondere.
Ero decisamente abituata ad ogni tipologia di clientela, dalle orge di gruppo, agli uomini che adoravano le maniere forti, persino alle donne in cerca di un’avventura lesbo.
Durante uno degli ultimi weekend di fine primavera avevo accettato una richiesta sadomaso da parte di un’amante della cera bollente, credendo di doverla utilizzare io stessa sul suo pene arrapato.
L’uomo che avevo ricevuto all’interno del mio appartamento professionale possedeva poco meno di cinquant’anni, un portamento curato con barba e capelli scuri, vestito di tutto punto come il più classico degli uomini d’affari.
Ci eravamo diretti immediatamente all’interno della camera da letto dopo aver sorseggiato un bicchiere di champagne ma senza soffermarci eccessivamente su chiacchiere inutili.
Patrizio si era spogliato completamente come avevo osato ordinargli, mentre io avevo fatto lo stesso lasciando cadere la mia vestaglia nera di seta, fiera del mio corpo abbondante e dalle forme generose.
Contrariamente a quanto mi aspettassi era stato il mio cliente ad assumere l’iniziativa dominante spingendomi sul bordo del letto e legando i miei polsi dietro alla schiena con una corda trovata in direzione del mio stesso comodino-attrezzi in bella vista.
Un morso sul collo ed una serie di schiaffi in direzione dei miei seni aveva acceso in me un certo desiderio, nel mentre in cui il suo pene si era immediatamente innalzato in un’erezione vigorosa.
Portavo i capelli legati in una coda di cavallo in quell’occasione, consapevole che le sue mani avrebbero raccolto l’invito a strattonarmi verso la sua cappella, ordinandomi di aprire la bocca al suo volere.
Sotto la fase di dominazione più estrema dovevo piegarmi al volere del mio cliente, mentre il sesso orale si dimostrava violento e al tempo stesso breve prima di passare alle fasi successive. Il sapore del cazzo penzolava ancora dalle mie labbra quando le sue mani grandi avevano ripreso ad afferrare i miei seni in una stretta morsa.
Successivamente il suo allontanamento da me aveva in serbo una scopata alla cera bollente che aveva lasciato ricadere in direzione del mio clitoride non appena il suo pene si era avvicinato alla penetrazione, per poi spingere con forza all’entrata.
Il mix di dolore e piacere venne accentuato anche dalla sua mano destra stretta attorno alla mia gola nel mentre in cui la sua voce mi ordinava di allargare maggiormente le gambe.
La cera bollente mi aveva invaso anche i capezzoli, mentre successivamente era quasi riuscita a bloccare la fuoriuscita del suo pene dalla mia vagina.
Il mio corpo riusciva solamente a rendersi immobile, fatta eccezione per qualche spasmo involontario dei muscoli al momento di ogni nuovo contatto con la cera e la spinta vigorosa delle sue penetrazioni.
Ero riuscita a contare due orgasmi prima che il suo piacere decidesse di ritrarsi da me per affondarmi all’interno della bocca, con ancora qualche residuo secco di cera e i desideri di entrambi più che appagati.