Mi ero avvicinato alla pratica innovativa del Doorknob Shojo grazie alle passate innovazioni sessuali alle quali la mia ex compagna aveva finito per sottopormi nel ruolo del maschio dominato, ma che si era stancato in fretta di non poter mai far valere la propria virilità all’interno della camera da letto.
Il Doorknob Shojo, tra tutte le pratiche sessuali alternative alle quali mi ero avvicinato sia per curiosità, sia per soddisfare il mio punto di vista più animalesco e aperto, era risultata una forma di eccitamento dannatamente coinvolgente, capace di farmi raggiungere in breve tempo un’erezione al massimo del piacere senza un vero e proprio contatto fisico.
Avevo rotto la mia relazione con Rita da circa un anno quando, per puro caso del destino, ci eravamo ritrovati all’interno dello stesso locale nel corso di un fine settimana a ridosso delle vacanze estive.
Rita possedeva ancora lo stesso paio di gambe infinitamente lunghe e sode, lo stesso seno ridotto ma aggraziato in proporzione ai suoi occhi verdi e ai suoi boccoli biondi. Sotto l’aria da minuto essere indifeso aveva sempre nascosto il suo istinto dominatrice, ma il mio ego si era fortificato a sufficienza per evitare di soccomberle nuovamente ai piedi.
Con astuzia e maestria ero riuscito ad ignorarla per l’interno corso della serata, pur scambiandole qualche occhiata provocatoria prima di decidere di abbandonare improvvisamente il bancone del bar.
L’avevo attesa nel parcheggio con le chiavi dell’auto a portata di mano, gustandomi il suo arrivo proprio come avevo sempre immaginato di vivere. Non importava dove si fossero arrestate e interrotte le nostre vite, persino Rita quella sera aveva deciso di salire a bordo per fare ritorno presso il mio appartamento.
Una volta entrati all’interno della camera da letto avevo assunto il controllo totale della situazione, lasciando Rita totalmente inerme al mio volere e spiazzata dal potere del quale mi ero impadronito in sua assenza.
I miei ordini gli avevano imposto di spogliarsi sotto la morsa di un bacio convincente, unito ad un morso sul labbro inferiore e ad una palpata sulle natiche. Al di sotto dell’abito da sera Rita non indossava altro che un perizoma nero, classico delle sue abitudini.
Mi ero successivamente preoccupato di richiudere la porta a chiave, strofinando la manica della mia camicia sul pomello in metallo. Mi era bastato afferrarla per i capelli lasciandola in direzione dello stesso per invertire finalmente i nostri ruoli.
Mi ero sfilato via la cravatta per legarla attorno al collo di Rita, sussurrandole di chinarsi in direzione del pomello con le sue labbra carnose e scintillanti di un rossetto rosso quasi accecante persino in penombra di luce.
La posizione assunta a novanta gradi e la sua bocca divaricata in direzione del pomello si erano dimostrate sufficienti a provocare in me un’erezione. Rita aveva preso a leccare il metallo emulando gli stessi movimenti di un pompino sensuale, prima di divaricare la mandibola per ospitare il pomello nella sua pienezza all’interno della bocca.
La mia mano continuava a stringere il collare creato attorno al suo collo, mentre la visione delle sue natiche mi aveva convinto a masturbarmi con la mano libera. Non volevo possederla a livello di penetrazione sessuale, ma continuare a trarre godimento dalla mia rivincita.
Ad un certo punto avevo persino spinto la sua nuca al fine di lasciar penetrare il pomello il più possibile all’interno della sua bocca, mentre i gemiti di Rita non mi avevano in nessun modo convinto a fermarmi.
Avrei potuto aumentare il livello delle punizioni portandolo a qualcosa di estremamente superiore, ma non riuscire più a vedere il pomello della porta si era rivelato estremamente eccitante, al punto da trattenere l’orgasmo con tutte le mie forze.
Prima di cedere all’inevitabile avevo deciso di allentare la stretta attorno al suo collo, lasciando esplodere il mio sperma in direzione dei suoi glutei. Il viso di Rita, spossato dalla vicenda, aveva ricalcato il mio sogno di poterla dominare e punire allo stesso tempo, con la convinzione di poter finalmente chiudere con il passato.